Diario di viaggio in India

28 agosto h 05,00 am
La città di Chennai ci accoglie di notte come un cantiere aperto, tutti lavori, scavi, metropolitana in costruzione..ma anche capannelli di gente intorno a motori di camion da aggiustare, autobus..apette….una città attiva …una sorpresa.
Ma ancora di più alle 9 del mattino Chennai ti sorprende, non più cantieri …non più uomini al lavoro, ma un traffico assurdo , un continuo rumore di clacson assordante.
Non esistono regole stradali ognuno va e suona per avvisare che passa…
Continuiamo così uscendo dalla città , percorrendo strade impensabili, strade non strade che stanno
cercando di far nascere in mezzo a villaggi, prati, campagne…ma affollate di camion container in fila per imbarcare la merce da esportare, autobus di linea, apette taxi, carri con buoi, gente a piedi…
pazienti e impazienti, rassegnate al traffico ma in continua ricerca di come passare…
E così per più di 2 ore lo sguardo che vaga in mezzo a questa moltitudine di umanità , ci allontaniamo dalla città attraversando villaggi che diventano sempre più poveri, le case sostituite dalle capanne, campagne incolte e piccole risaie si alternano….
La missione appare improvvisa in questo panorama..un cancello si apre e dietro una moltitudine di bambini che ci aspetta…festeggia il nostro arrivo. I loro occhi curiosi, pieni di gratitudine, occhi grandi sempre sorridenti . Un colpo in pieno petto: la scuola è ben tenuta ma povera povera, i bambini con divise pulite e stirate studiano seduti fuori a terra. Donne che lavano pentole enormi…l’elettricità non c’è: la tolgono ogni giorno per 7 ore…e non si sa mai quando. I bambini hanno preparato uno spettacolo per noi, un balletto , ma non potranno farci sentire la loro musica se non da una radiolina a batterie .
Mangiamo il pranzo che hanno preparato per noi le suore…servizievoli, anche troppo, ci sentiamo in imbarazzo.
E poi ci facciamo festeggiare da questi bimbi meravigliosi, ascoltiamo i loro canti, i loro balletti, le loro poesie…sono belli come tutti i bimbi sanno essere …i sorrisi ti rimangono dentro …si fanno fotografare contenti e vogliono rivedersi nelle telecamere…
Ci consegnano cuori dipinti da loro, decorati con fiori …c’è scritto welcome!!!
E poi usciamo dal cancello mentre loro ordinati e silenziosi ritornano a studiare nel giardino,
seduti a terra, rivolti verso una grande lavagna appesa al muro della casa…tra panni stesi,cani che girano, donne che lavano…
Di fronte in mezzo ad un prato immenso nasce imponente la nuova casa: una grande costruzione , ancora in corso 2 piani con ampie scale, balconi corridoio che portano a tante stanze…forse 10 per piano…non so è difficile guardare la parte tecnica.. perché le donne e gli uomini che lavorano qua ti rapiscono con i loro occhi…li osservi mentre caricano dalla montagna di mattoni che è giù i loro secchi e se li mettono sulla testa per trasportarli su per le scale , camminano lentamente , gesti calmi
misurati ..ma che non si interrompono mai, sorridenti sempre.
E tu pensi che tutta questa casa ,grande, è venuta su così …giorno dopo giorno…sorriso dopo sorriso…nella goia dei bambini che te la mostrano con orgoglio…sarà la loro bellissima casa nuova Una casa spaziosa : al 1° piano la scuola , divisa in classi e poi su l’abitazione un lato per le bambine e uno per i maschietti.
E sotto accanto a quest’edificio che spicca nella campagna incolta , sorge altrettanto imponente in mezzo al nulla, una costruzione più bassa tutta in maioliche coloratissime: sono i bagni!
Questi sono finiti…grandi, puliti . Due bambine orgogliose ce li mostrano attente ad aprire e chiudere le porte con cura..c’è un vascone enorme dove ci dicono potranno fare il bagno, lavarsi insieme ..un lusso! Ti colpiscono queste due bimbe premurose che
chiudono i lucchetti con cura quando usciamo, si capisce che per loro quello è un tesoro da custodire.
E dentro il cuore ti resta questo senso di felicità mista a sgomento, si può fare tanto con poco…e tanto è stato fatto!!
Giorni dopo di ritorno a Roma leggo questa frase di Giobbe Coatta , e mi ritorna quella sensazione lì alla quale non riuscivo a dare un nome:
“ecco cosa mi succede nei miei viaggi con Amref:
che in mezzo al deserto improvvisamente succedono delle cose.Che siano grandi o piccole sono sempre cose che succedono dove non ti aspetti niente. Tu sai che non c’è nulla e dopo un anno c’è un pozzo, una scuola, una comunità che si tira su e ricomincia a sperare per il futuro.”
Grazie Giobbe, hai dato parola alla folla di sensazioni che ancora dopo settimane dal mio ritorno da Kattur migravano disordinate nella mia mente e nel mio cuore.
Le cose possono succedere se le pensi possibili. La Tumaini onlus lo ha creduto, si è prodigata per 3 anni, raccogliendo fondi e superando difficoltà burocratiche di ogni tipo, è andata avanti incessante ed operosa con l’aiuto di tanti amici che ringrazia di cuore, ha unito il suo sforzo a quello di altre associazioni ed è nata questa casa nuova bellissima in cui 128 bambini potranno vivere
In maniera certo più decorosa e altri potranno arrivare..
Katya Angelini